
Con l’iniziativa promossa per l’8 maggio 2008 dalla Fiom Cgil Basilicata e con la presenza del segretario nazionale della categoria dei metalmeccanici della Cgil, Gianni Rinaldini, la Fiom Basilicata vuole riportare all’ordine del giorno il tema delle politiche industriali per il settore dell’automotive in Basilicata, a partire dall’insediamento della SATA a Melfi e del suo indotto di primo livello, ma che comprende anche un importante tessuto di piccole imprese, più spesso posizionate sul secondo e terzo livello di fornitura, che finora sono state solo in parte coinvolte dagli investimenti realizzati dalla FIAT sul territorio regionale.

In una fase diversa da quella di alcuni anni fa, segnata ora dalla ripresa produttiva del gruppo e da un mercato dell’auto che lo scorso anno ha segnato un record di vendite, è necessario riprendere a ragionare sulle politiche di sviluppo, che anche l’ente regione, può sostenere al di là degli investimenti sostenuti dalle leggi di incentivazione nazionale. Questa necessità emerge da alcune brevi considerazioni che riguardano, da un lato, la rilevanza nello sviluppo economico regionale dell’industria dell’auto e della componentistica auto in Basilicata, sia in termini di incidenza sul PIL regionale, sull’export e sull’occupazione, e, in secondo luogo, in virtù della debolezza complessiva del tessuto industriale regionale, che ha finito per rendere sempre più rilevante questo settore sul piano produttivo e occupazionale.

Sono tuttavia trascorsi ormai quasi 15 anni dall’avvio produttivo dello stabilimento Fiat e le ricadute sul sistema delle imprese locali (così come pure si prefigurava nell’Accordo di Programma del 1993), scontano ancora forti ritardi; ricadute che potevano e che possono ancora contribuire alla crescita di una parte dell’industria locale, sia attraverso il sostegno mirato agli investimenti di consolidamento di alcune iniziative industriali già presenti, sia attraverso l’accompagnamento alla nascita di nuove imprese le cui produzioni risultino utili non solo per le produzioni allocate a Melfi, ma più in generale per gli altri stabilimenti localizzati nel Mezzogiorno.

La Fiom ritiene che la presenza della Fiat in Basilicata debba costituire l’occasione, in tempi non più rinviabili, per determinare in regione un processo di crescita e di qualificazione delle imprese del settore automotive, e in questo modo dell’occupazione che vi torva impiego, attraverso l’attrazione di nuovi investimenti nelle diverse aree industriali della regione ed il sostegno ai processi di innovazione di prodotto e di processo che caratterizzano sempre più frequentemente le imprese fornitrici di componenti.

Per queste ed altre ragioni la Fiom ha intenzione di discutere con le parti invitate sul destino del settore auto in Basilicata, consapevole tuttavia che ciò non possa avvenire all’infuori di un ragionamento più ampio sulle scelte di politica industriale di settore a livello nazionale e sulle caratteristiche che questo settore ha assunto nelle regioni del Mezzogiorno dove oggi è localizzata l’80% della produzione di Fiat Auto e solo una parte della componentistica, per non dire del peso irrisorio delle attività di ricerca e sviluppo, di progettazione e più in generale dei servizi indiretti collegati alle produzione manifatturiera.