***

08.10.2010

Nota introduttiva

Con questo 5° rapporto sull’auto e la componentistica in Basilicata continua il lavoro di ricerca della Fiom Cgil per mettere in luce i dati sull’occupazione, le produzioni e come queste impattano sulle condizioni di lavoro e di sicurezza. Questo studio prende in esame il Piano Marchionne e il progetto Fabbrica Italia dal punto di vista delle richieste avanzate dalla FIAT, che trasformerebbero completamente sia il modello di relazioni industriali, che delle condizioni di salario e dei diritti dei lavoratori.
     La Fiom Cgil intende dare un contributo dal punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori con delle proposte che riguardano il processo di trasformazione che interesserà il futuro dell’auto in un mercato globale, anche attraverso un intervento pubblico che finanzi la ricerca e l’innovazione verso la produzione di auto ecocompatibili in un nuovo sistema di mobilità che faccia del rispetto dell’ambiente una priorità.
     Parlare oggi di diritti, rappresentanza, occupazione e del modello di relazioni sindacali alla Fiat di Melfi diventa un impresa molto ardua e fuori dal coro. La vicenda dei 3 licenziamenti (Barozzino, Lamorte e Pignatelli) e dei 3 reintegri disposti dal tribunale e non effettuati basterebbe da sola a spiegare il modello di relazioni industriali che FIAT in testa vuole imporre nel nostro paese con l’assenso ormai di una parte del sindacato (minoritaria nelle fabbriche) che ha rinunciato a mettere al centro della propria strategia il lavoro, i diritti e con essi “i lavoratori che dovrebbero rappresentare”.
      Il disegno della FIAT a Melfi è ormai sempre più evidente e parte dal lontano Accordo del 1993, quando si è voluto imporre un modello di relazioni sindacali partecipativo che di fatto metteva il sindacato e i lavoratori in totale subalternità alle scelte dell’azienda, la quale in nome della competitività ha iniziato una fase di progressiva cancellazione degli Accordi Fiat Auto, peggiorando così le condizioni dei lavoratori della SATA.
     Questa fase è durata fino al 2004 quando con la famosa “lotta de 21 giorni” i lavoratori insieme alla Fiom Cgil si sono ripresi i diritti, la dignità e il salario, ricostruendo un modello di relazioni sindacali paritario dove il conflitto e i rapporti di forza sono ritornati lo strumento necessario per equilibrare il confronto con la Fiat, che per prima non ha mai creduto alla partecipazione del sindacato e dei lavoratori alle scelte che interessavano lo stabilimento di Melfi.
     Sono stati questi anni molto importanti per lo sviluppo della SATA, sia dal punto di vista degli investimenti che delle produzioni, che però non hanno consentito la crescita e la stabilizzazione dell’occupazione, quando massiccio è stato il ricorso ai lavoratori con contratti di lavoro precari (a termine, interinale, somministrato).
     Quello che sta avvenendo oggi è la continuazione di un disegno che approfittando della crisi economica e dei valori, vuole cancellare definitivamente le conquiste degli ultimi 40 anni dallo Statuto dei diritti dei lavoratori al Contratto Nazionale di lavoro, passando sopra anche alla Costituzione e alle leggi dello stato. È questa la fase finale di una restaurazione che è iniziata in Italia negli anni ’80 e che rischia di veder cancellato il lavoro come elemento di costruzione dell’emancipazione sociale. Il ricatto della Fiat con l’accordo separato di Pomigliano mette in luce che la competitività senza diritti ci porta sempre più a competere con i paesi emergenti Cina, India etc. dove di fatto non vi sono regole e gli stessi lavoratori diventano una merce.
     La Fiom ha deciso di non stare a questi ricatti perché non vi è progresso in un sistema che opprime i lavoratori fino a renderli schiavi. Il ruolo del sindacato è definito solo ed esclusivamente dal rapporto democratico con le lavoratrici e i lavoratori, che devono poter decidere sulle proprie condizioni di vita e di lavoro con la stessa dignità dei cittadini, attraverso la partecipazione attiva alle scelte che riguardano il loro futuro.
     La Fiat con la complicità di una parte del sindacato pensa di dividere i lavoratori cancellando le regole della rappresentanza che hanno visto la Fiom ritornare ad essere il 1° sindacato alla Fiat di Melfi, dimenticando che senza la fiducia e il rispetto dei lavoratori non si migliora la competitività, ma che solo attraverso il riconoscimento dei ruoli e delle diverse esigenze si può immaginare di costruire le prospettive del settore auto nel nostro paese. Secondo il piano Marchionne lo stabilimento di Melfi dovrà produrre più di 400.000 vetture all’anno dal 2014, e per fare questo crediamo che siano necessari ulteriori investimenti e un aumento dell’occupazione, non certamente un clima repressivo.
     Il sindacato di fronte a questo scenario deve necessariamente scegliere di rimettere al centro della propria strategia il lavoro e la democrazia, contro la logica del profitto e delle imprese che in modo spietato stanno spostando la ricchezza prodotta nella finanza e nelle speculazioni, sempre più lontano dal lavoro, noi lotteremo affinché il futuro dei lavoratori significhi “miglioramento e non sfruttamento”.

Potenza 4 Ottobre 2010

Emanuele De Nicola
Segr. Regionale FIOM-CGIL

 

***

08.10.2010

Sintesi 5° rapporto dell’Osservatorio sull’industria metalmeccanica

La ricerca sulle condizioni di lavoro alla FIAT SATA di Melfi e nell’indotto di primo livello

La Fiom Cgil ha condotto con l’ausilio dei sui delegati nei mesi di giugno e luglio di quest’anno una propria ricerca sulle condizioni di lavoro alla SATA e nelle aziende dell’indotto di primo livello al fine di verificare le carenze e le criticità dell’organizzazione del lavoro. Dalla ricerca risulta che:
  1. l’introduzione unilaterale da parte dell’azienda in alcune UTE della fabbrica di una nuova organizzazione del lavoro, conosciuta come ergo uas, ha significativamente intensificato i ritmi di lavoro, sia sulle linee, che nelle c.d. aree di preparazione, producendo una saturazione ancora maggiore del tempo di lavoro; in altri termini la produttività dello stabilimento è ulteriormente cresciuta;
  2. il numero dei lavoratori con ridotte capacità lavorative, temporanee o permanenti ha ormai, di fatto, da diverso tempo reso inapplicabile uno degli aspetti, sul piano dell’organizzazione del lavoro, che dovevano caratterizzare lo stabilimento di Melfi: ovvero quella della rotazione tra postazioni al fine di qualificare la mansione lavorativa ed evitare fenomeni di ripetitività e dequalificazione;
  3. i lavoratori sono indotti nella maggior parte delle Ute a lavorare non rispettando i cicli di lavoro, ovvero le indicazioni che il c.d. cartellino operazione dovrebbe indicare al fine di un corretto svolgimento della mansione;
  4. i carichi di lavoro sempre maggiori per l’aumento dell’intensità della prestazione, che in alcune UTE sono dovuti anche a carenza di manodopera, hanno prodotto negli anni il progressivo manifestarsi di problematiche fisiche come tendinite, ernia del disco, tunnel carpale ed altre patologie che hanno finito per incidere pesantemente sulle condizioni di salute;


Riconoscimento delle malattie professionali
A maggio dello scorso anno Fiom e INCA sulla base di un’indagine congiunta con riferimento alle problematiche di salute confermate anche dall’indagine di cui sopra, hanno chiesto ed ottenuto il riconoscimento di queste come malattia professionale.
Allo stato attuale la richiesta di aumento della produttività legata solo al fattore lavoro, rischia di compromettere ulteriormente le condizioni di salute della gran parte della manodopera oggi impiegata alla SATA e nelle aziende dell’indotto.

L’occupazione

Sul piano dell’occupazione l’internalizzazione delle attività di logistica prima cedute alla CEVA Logistic, dell’ITCA e di una parte della Magneti Marelli hanno portato l’organico della FIAT vicino alle 5.700 unità.
Nell’indotto di primo livello di Melfi rispetto a maggio 2008 l’occupazione a tempo indeterminato è diminuita di circa 200 unità per metà imputabile al mancato riassorbimento di circa cento addetti dell’ex Lasme. Si è passati in altri termini da 2.967 addetti a 2.781.
La presenza di altre aziende di logistica insediatesi negli anni più recenti, se da un lato, ha in parte ha compensato questa riduzione, dall’altro lato, rende sempre più evidente i rischi di una trasformazione profonda dell’indotto di Melfi, con la riduzione della sua funzione manifatturiera a vantaggio di quella logistica. In altri termini il rischio è quello di diventare in futuro un’area magazzino, in cui le attività principali potrebbero divenire quelle di controllo qualità, certificazione e logistica di componenti provenienti in percentuale sempre maggiore da altri stabilimenti localizzati al di fuori dell’indotto di Melfi.
Inoltre, l’occupazione delle aziende insediate nel comprensorio di Melfi più di recente (CEVA Logistic, Maglione Automotive, FT Logistic, CABLAS Service) è per due terzi a termine (ovvero 159 su 236 addetti).

Le proposte della Fiom Cgil Basilicata

In considerazione del Piano Industriale di Fiat Auto 2010-2014 su cui si dovrà sviluppare un confronto sindacale al fine di coniugare gli investimenti annunciati con le garanzie occupazionali e il reale sviluppo del settore, facendo leva sulla ricerca, sull’innovazione e sul miglioramento effettivo delle condizioni di lavoro e di salute sul posto di lavoro, la Fiom ritiene che siano almeno 3 gli aspetti su cui si dovrà sviluppare il confronto con la FIAT in Basilicata come sul resto del territorio nazionale:
  1. Relazioni industriali: l’esperienza contrattuale degli ultimi anni a Melfi indica che quando si accetta l’elemento della contrattazione come strumento della mediazione dei diversi interessi in campo (lavoratori e azienda) è possibile trovare le eque soluzioni organizzative e produttive in grado di coniugare gli obiettivi dell’impresa con le richieste dei lavoratori a tutela dei diritti e delle loro condizioni di lavoro.
    Per questo motivo il Piano il Piano Industriale 2010-2014 non può essere subordinato ad una logica esclusivamente aziendale ed autoritaria senza riconoscere il ruolo effettivo della contrattazione tra le parti. A questo proposito la Fiom Cgil ribadisce che è necessario riaffermare una concezione democratica dell’industria, che né fa il luogo delle mediazione sociale tra imprese e lavoratori, contrariamente all’atteggiamento che l’azienda sta tenendo nei confronti dell’illegittimo licenziamento, e della mancata applicazione del dispositivo giudiziario sul loro reintegro, dei tre lavoratori (di cui due delegati e un iscritto alla Fiom) per i fatti a tutti noti.
  2. Produttività e competitività: lo stabilimento di Melfi con una produzione di 72 vetture per occupato si colloca già oggi ai primi posti per livelli di produttività tra gli stabilimenti automobilistici a livello globale. Se, da un lato, questo è il risultato della sua organizzazione del lavoro, dell’intensificazione della prestazione di lavoro e degli investimenti, dall’altro lato, ciò ha prodotto e sta producendo un disagio crescente sul piano della salute e delle condizioni di lavoro, come dimostra il numero di lavoratori con ridotte capacità lavorative presenti nello stabilimento SATA come nelle aziende dell’indotto di Melfi.
    Ciò significa che ulteriori ed eventuali incrementi di produttività non potranno ricercarsi nell’intensificazione ulteriore dei ritmi di lavoro, ma solo su nuovi investimenti e sull’aumento dell’occupazione anche al fine di non compromettere ulteriormente le condizioni di salute dei lavoratori che finora vi hanno concorso in maniera determinante;
  3. Investimenti e occupazione: gli investimenti annunciati per gli stabilimenti italiani dal Piano Industriale 2010-2014, di cui ad oggi non si conoscono tuttavia ancora i dettagli, non potranno basarsi solo sull’ipotizzato aumento della capacità produttiva, ma dovranno riguardare anche la qualità del prodotto ed in particolare la progettazione e l’effettiva produzione di autoveicoli innovativi dal punto di vista della motorizzazione poiché solo sulla componente dell’innovazione di prodotto si giocherà la vera competitività dei prossimi anni tra le principali case automobilistiche.
    Allo stesso modo, come sostiene ormai da diverso tempo la Fiom, lo sviluppo dell’indotto di Melfi dovrà orientarsi sempre di più verso il campo della ricerca e dell’innovazione al fine di favorire, anche in Basilicata, lo sviluppo di un polo industriale che coniughi la presenza di lavorazioni tradizionali con l’attività di ricerca sui nuovi materiali. Detto in altri termini investimenti che mirino a potenziare le attività di ricerca, sperimentazione e progettazione sui nuovi materiali relativamente alla scocca dell’auto, anche attraverso una più strutturale e coordinata attività di collaborazione con l’Università di Basilicata e con altri organismi di ricerca esistenti in Regione o nel resto del Mezzogiorno.

 

***

08.10.2010

5° RAPPORTO

Il piano industriale FIAT 2010-2014 e
l’industria dell’auto regionale:
l’organizzazione del lavoro, le condizioni di
lavoro in FIAT-SATA e nell’indotto
e le proposte della Fiom Basilicata

Settembre 2010