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.: LA LOTTA PER I DIRITTI
 
 
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Fiat 2006 - FIOM BASILICATA
Lunedì 26 Aprile
I segnali della notte prima si fanno concreti intorno alle 5,30 del mattino, quando, da più parti, si segnalano alcuni autobus in arrivo (alla fine saranno solo due contenenti 35 tra capi e impiegati) che scortati dalle camionette della polizia si presentano al presidio "Barilla" per l'ingresso del primo turno. Quando ormai gli autobus sono dinanzi al presidio Barilla, che precede il lungo viale che porta agli ingressi dello stabilimento, si avvia una lunga trattativa fra dirigenti sindacali e questura per evitare scontri. Per impedire ogni sorpresa i lavoratori presenti, quelli che hanno sostato tutta la notte in auto e quelli rimasti svegli vicino ai fuochi e sotto i pochi ripari dalla pioggia, si distendono per terra per frapporsi al passaggio degli autobus e delle camionette che li scortano. Poco dopo le 6 giunge anche il Senatore Di Siena dei Ds, al quale si aggiunge poco dopo il parlamentare di Rifondazione Comunista, Niki Vendola, che è stato presente nel corso di tutta la nottata.
I lavoratori che formano i presidi non vogliono ostacolare il passaggio dei lavoratori, ma quello degli autobus che li trasportano, perché i cancelli di ingresso vengano raggiunti a piedi.
I responsabili dell'ordine pubblico si dimostrano però espressamente contrari e chiedono più volte di liberare la strada. A seguito del mancato accordo, la polizia e i carabinieri cominciano a sollevare da terra i lavoratori che si sono seduti sulla strada facendo resistenza passiva. Il primo ad essere sollevato è il Segretario della Fiom Basilicata, Cillis, e di seguito Leilo Raffo, Gianni Rinaldini, il segretario della Cgil Basilicata, Giannino Romaniello e lo stesso Piero Di Siena che è preso in consegna da un gruppo di carabinieri affinché non possa continuare nella sua attività di intermediazione. Ma i lavoratori che vengono presi con forza dalla strada dopo pochi minuti ritornano a risedersi per rinforzare il presidio. A questi si aggiungono altri lavoratori in arrivo per dare il cambio a chi è rimasto la notte. Così si va avanti per circa un'ora, fino a quando la Polizia in modo più deciso riesce a creare un varco tra i lavoratori all'interno del quale s'inseriscono due camionette della polizia. Poco prima erano stati usati per la prima volta i manganelli e a farne, inizialmente, le spese era stato il responsabile nazionale della Fiom per il settore auto, Lello Raffo e il Segretario Generale della Cgil di Potenza Antonio Pepe. In questo modo si fanno strada per qualche metro i due autobus, che hanno le tendine chiuse, segno evidente della vergogna dei capi che vi sono dentro. Nuovamente i lavoratori, che sono aumentati, facendosi coraggio, si frappongono tra le camionette e gli autobus ostacolando in questo modo l'avanzamento degli stessi, che sembravano aver trovato la strada. Intorno alle 9 falliscono i tentativi di mediazione dei responsabili Fiom e Cgil con la Polizia e il Questore. Il responsabile dell'ordine pubblico sul luogo, vista la determinazione dei lavoratori nel fare resistenza passiva ordina l'uso degli scudi per creare un nuovo varco e subito dopo anche l'uso dei manganelli ed è a questo punto, m maniera improvvisa, che da Polizia e Carabinieri parte la carica sugli operai che resistono passivamente. Una carica violenta e decisa che spinge i lavoratori verso i bordi del viale sul quale sono parcheggiate alcune auto e che provoca una situazione d'ammassamento.
Le camionette della polizia cominciano una lunga corsa per mantenere aperto il varco per gli autobus, mentre i lavoratori cercano di ostacolarne il passaggio. Continuano le cariche di polizia e carabinieri che intervengono duramente sugli operai usando i manganelli senza alcuna attenzione per lavoratori che continuano solo a proteggersi. Solo dopo questi incredibili momenti gli autobus guadagnano la strada, con la Polizia che forma un blocco che conduce al cancello B della Sata.
Proprio dinanzi a questo blocco il segretario nazionale della Fiom, Gianni Rinaldini, prende il megafono per dichiarare che la mobilitazione prosegue anche dopo il grave e vergognoso fatto, poiché erano anni che la polizia non caricava gli operai in sciopero per la rivendicazione dei loro diritti.
Tra i lavoratori ci sono 13 feriti a seguito delle ripetute cariche della mattinata, compresa quella ultima e più violenta. Mentre la responsabile del Ministero degli Interni è colpita, non si sa da chi e con che cosa ma molto probabilmente erroneamente dagli agenti che stanno per caricare i manifestanti e non da un sasso come indicano i telegiornali e alcuni quotidiani del giorno dopo. Dopo le cariche nella mattinata oltre alla Segretaria Nazionale della Cgil, Carla Cantone, che coordinerà per tutta la giornata i rapporti e le relazioni con i rappresentanti del Ministero dell'Interno e parteciperà alla riunione del coordinamento Rsu, arrivano altri Parlamentari, Sindaci, Senatori e il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti. Bertinotti, oltre ad esprimere la sua solidarietà ai lavoratori in lotta e a condannare il grave episodio di violenza appena accaduto, manifesta il sostegno suo e di Rifondazione Comunista alla vertenza in atto, ricordando come sia ormai lontana la sconfitta dell'ottobre '80 e che una nuova stagione può aprirsi nel Paese, quella stagione per cui aveva lottato da sempre Claudio Sabattini, che Bertinotti ricorda seguito da un intenso applauso dei lavoratori.
A seguito dell'episodio la Cgil di Basilicata, proclama per mercoledì 28 aprile uno sciopero generale di 8 ore in tutta la Regione per rispondere al grave atto compiuto dalle forze di polizia per ordine del Governo. Nel frattempo dall'ospedale di Melfì giungono notizie tranquillizzanti dei lavoratori rimasti contusi nelle cariche. Comincia l'afflusso della gente comune e di altri operai in segno di solidarietà con quelli presenti. Quella della Fiat, appare a tutti, come una forzatura che avrà scarsi risultati visto anche il fallimento registrato nella ricerca di lavoratori disposti a recarsi in fabbrica.
Nel pomeriggio in segno di solidarietà giungono il Vice Presidente del Senato Senatore Cesare Salvi e il Presidente della Giunta Regionale, Filippo Bubbico. La Fiom nazionale decide, inoltre, di spostare lo sciopero di 4 ore proclamato per martedì 27 per il Gruppo Fiat a mercoledì 28, ma estendendolo a tutta la categoria, in concomitanza con lo sciopero regionale promosso dalla Cgil Basilicata. Nel frattempo arriva anche una delegazione di lavoratori dell'Alfa di Pomigliano, della Sofim di Foggia e della Sevel che portano la solidarietà e il sostegno ai lavoratori in lotta.
Nel pomeriggio un altro autobus organizzato dalla Fiat tenta il passaggio, questa volta dal presidio Fenice, ma, dopo aver incontrato la stessa resistenza della mattina, la Polizia decide di far rientrare l'autobus sul quale ci sono pochi capi e qualche impiegato. Sono presenti i Senatori Tommaso Sodano di Rifondazione Comunista e Pietro Polena dei Ds, che contribuiscono nell'obiettivo di rimandare indietro l'autobus, cercando una mediazione con le forze dell'ordine. Nel pomeriggio dello stesso giorno è promosso da Piero Di Siena un appello a sostegno dei lavoratori, firmato da 13 esponenti del mondo culturale e intellettuale italiano. L'appello chiede la ripresa del confronto tra l'azienda e i sindacati, con la partecipazione della Fiom, la condanna delle cariche. Le firme sono di Dario Fo, Luciana Castellina, Giuseppe Chiarante, Luigi Ferrajoli, Pietro Ingrao, Felice Laudadio, Lucio Magri, Giacomo Marramao, Citto Maselli, Gillo Pontecorvo, Franca Rame, Mario Santoanastasi e Aldo Tortorella.

Il testo dell'appello


Le cariche della polizia contro i lavoratori ai cancelli della Fiat di Melfi ci riportano ai periodi più bui della nostra Repubblica, a un clima di pesante intimidazione contro chi sciopera per il lavoro.
È l'ennesima conferma che in Italia c'è un governo reazionario che attacca tutti i diritti, con le censure agli intellettuali, con le aggressioni ai lavoratori.
Siamo con gli operai di Melfi, solidarizziamo con i feriti, chiediamo che il Governo invece di caricare i lavoratori con i reparti mobili della polizia svolga il suo ruolo di mediazione, portando al tavolo della trattativa gli operai della Fiat e i loro sindacati.
L'appello è aperto a quanti, intellettuali e operatori del mondo della cultura, vorranno manifestare la loro solidarietà ai lavoratori e la loro attenzione alla tutela dei diritti civili e sindacali.

Dichiarazioni di solidarietà e di condanna provengono anche dai deputati della Margherita Lettieri e Molinari, oltre che da tutti i principali esponenti di Rifondazione Comunista, Ds, Comunisti Italiani, Verdi e degli altri partiti del Centro Sinistra.
Ai lavoratori e alla Fiom continuano nel frattempo a pervenire espressioni di solidarietà da tutte le categorie della Cgil regionale e in seguito da molte categorie della Cgil di tutto il territorio nazionale, mentre Cisi e Uil di Basilicata revocano le manifestazioni unitarie con la Cgil, previste per il primo maggio, dichiarando solennemente di aver interrotto ogni relazione con la Cgil e la Fiom di Basilicata.
Sempre in giornata il Presidente della Giunta Regionale, Filippo Bubbico si fa promotore presso il sottosegretario Letta per il riavvio della trattativa e chiede al presidente della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, di farsi promotore di una nuova richiesta di intervento del Governo, che fino a questo momento è rimasto volutamente indifferente ad ogni iniziativa, tranne a quella di autorizzare le cariche sui lavoratori in sciopero.
Nella stessa giornata un'interrogazione parlamentare sulle cariche della mattinata è promossa dai deputati Diliberto e Sgobio dei Comunisti Italiani.


 

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